AMARA ATTESA
- Chiara Frizzera Zambelli
- 16 set 2020
- Tempo di lettura: 1 min
GIORNO 75 (in ritardo di 3)
Attese di nuovi inizi, incontri svaniti nei pomeriggi, chiamate mai ricevute, considerazioni e valorizzazioni ingessate in non detti.
Attese di presenti diversi, futuri più certi, tra sinfonie emotive più stabili, tra sorrisi e carezze dimostrabili, tra sogni realizzabili.
Attese di forme e definizioni, di azioni non più vergini ma riconosciute, di decisioni e scelte prese senza pretese.
Mi chiedo se sia corretto lo status d’attesa o se non sia una difesa.
Mi rendo conto che da altamente sensibile mi è difficile dosare e gestire la mia attenzione.
Una mattina spesa a recuperare la notte insonne ed un pomeriggio ad aspettare un messaggio mai arrivato.
Nel frattempo il corpo ha provato a rimettersi in moto tra un vestito a fiori colorato, una coda bassa al lato storto, sinistro, una pasta improvvisata e della torta come antipasto.
In questo scompiglio mi rimane in bocca l’amaro, la delusione di una possibilità sfumata e rivedo assenti mete da raggiungere.
Un continuo divagare alla ricerca di qualcosa che possa chiamare mio.
Una possessione narcisistica di un’esistenza vagliata a terzi.
Ed ora che non c’è più nessuno a chiedere perdo la mia bussola d’identità.
Quanto importante è per te essere utile?
Riecheggia nella mia mente ora stesa sul divano mentre tutto è confuso, disordinato, disorganizzato.
Che siano resistenze?
Aspettare è sinonimo di pazientare ma non son sicura che qui sia questione di pazienza quanto più di esperienza.
Di nuovo in un labirinto costruito e non trovo via d’uscita.
Spengo tutto e provo a leggere e trovare pace in parole non mie.
Alle volte allontanarsi aiuta.
Dicono.

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