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CENT'ANNI DI GRATITUDINE

  • Immagine del redattore: Chiara Frizzera Zambelli
    Chiara Frizzera Zambelli
  • 16 lug 2020
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 16 lug 2020

GIORNO 16


Sento le sue labbra posarsi sulle mie, con morbida delicatezza, bagnandomele.

Sento la sua voce bassa e calma svegliarmi con un "Buon giorno!".

Sento la sua mano, grande e sottile, accarezzarmi il mio marcato zigomo sinistro, ereditato da qualche gene prussiano ed un tepore mi assale.

Con la chioma da poco tinta di nuance scure, in evidente contrasto con la mia pelle bianco latte, stropicciata da una permanente che stenta ad andarsene, allungo le mie esili gambe fuori dalle lenzuola e mi avvio in cucina pronta a preparare la colazione.

Son passati alcuni giorni dall'ultima volta della mia alzata mattutina. Nell'ultima settimana avevo perso il mio tram tram, accusandone il colpo sia a livello di umore che di sapore della vita.

Con fatica ho combattuto la mia spirale involutiva sorprendendomi di quanta energia mi avvolgeva, a poco poco, durante le prime azioni della giornata.

Avrei preparato degli ottimi pancake di grano saraceno con quella favolosa marmellata senza zuccheri di mirtilli neri e delle banane solidali. Il tocco finale poi sarebbe stato ovviamente lo sciroppo d'acero.

Il segreto sta nel preparare il composto la sera prima e metterlo in frigo. In questo modo la reazione freddo caldo tra la crema ed il piano cottura rende il composto più compatto ed il mio viso più divertito.

Preparo con cura ogni dettaglio, il piatto bianco, quello piccolo, che rende grazia alla centratura del primo pancake, la stesura precisa dei cucchiai di marmellata, per finire con la decorazione minuziosa delle fettine sottili di banana, ogni volta forme diverse. Chi l'ha detto che non si può giocare con il cibo? Ed ecco partire la seconda trance.

Solo il gesto di raccogliere la crema con il mestolo mi fa sentire una piccola pasticciera che in pochi secondi diventa una Master pasticciona se non presta attenzione alla colata. Presa dall'entusiasmo sbavo e ne esce un poco sul piano cucina. Ma l'indice destro, rapido, si allunga e raccoglie le gocce, consegnandole fedelmente alla bocca, come un cane fa con il suo padrone con il riporto.

Per non parlare della spatola, pronta ad infilarla decisa e sicura, tra la padella rovente e l'impasto in cottura, cogliendo l'attimo preciso, non troppo crudo, non troppo cotto, per avventare un rovescio esperto di 180 gradi.

Il finale é di certo più teatrale, come direbbe Niccolò Fabi, ed il secondo pancake si posiziona sul primo, alle volte preciso, alle volte spostato maggiormente sulla sinistra, alle volte sulla destra, ma non importa. Il topping è in mano ai fondoschiena bananosi e alle cascate sciroppose et voilà, la colazione è pronta.

Con la mia camicia da notte oversize, a righe bianche e rosa, ereditata da un'adolescenza 90s, mi siedo pregustandomi il primo morso e delle narici libidinose si espandono pronte ad inalare il profumo di questo ben di Dio.

Alla mente subito riaffiora il ricordo della mia prima volta in America, nel South Carolina, nella casa dei pancake, da Dino, seduta ad un enorme tavolo tondo, con al fianco sinistro la mia migliore amica e suo marito, al destro sua figlia e la nonna materna. Al centro enormi pancake appena sfornati mi invogliavano in una sfida da Guinness dei primati.

Mi sembrava di essere la protagonista di una qualche serie tv datata, in una caffetteria familiare, su una provinciale dispersa e guardavo incuriosita tutto ciò che mi circondava, con entusiasmo e con qualche scossa di adrenalina. La novità, quel senso di fame misto conoscenza, che boccone dopo boccone ne alimentavano un altro: ero insaziabile. L'accento della cameriera, la carta da parati pastello, le palme disegnate, lo sguardo di lei, creatura assetata di succo di mele così come di esperienza, il menù interminabile che avrei voluto concludere non solo con la vista ma anche con il gusto.

Ed ecco che quei zigomi pronunciati, geni di una dinastia d'oriente, si addolciscono con un sorriso. Alzo lo sguardo dal piatto, oramai vuoto, e vedo lui che mi sta guardando incuriosito da quel mio essermi assentata.

Non appena finisco di bere l'ultimo sorso di tisana, mi vesto con la mia tenuta yogina, con le mie sneakers ai piedi, per affrontare questa nuova giornata, con la voglia di gustarla appieno, come quei pancake, perché la vita é una sola e sono grata di poterla vivere oggi con questa energia fanciullesca che guarda ogni cosa come gli occhi di una bambina alla sua prima volta in una caffetteria.

Sono grata per tante altre cose, piccole, grandi, intime, superficiali ma soprattutto sono grata di essere una persona altamente sensibile, che sta iniziando a volersi bene per quello che è, grazie anche alle persone che condividono con lei i pancake, che glieli offrono dall'altra parte dell'Oceano, che se li fanno insegnare sotto il suo occhio attento.

Sono grata per chi mi ha già letto, per chi mi legge o leggerà e anche per chi non lo farà, perché questo per me ha un senso e l'ho capito ed è la cosa di cui sono infinitamente grata.



Risorse

Niccolò Fabi - Costruire

Dino's House of Pancake


 
 
 

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PSICOLOGA ALTAMENTE SENSIBILE

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