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DELLE LACRIME SUL VISO

  • Immagine del redattore: Chiara Frizzera Zambelli
    Chiara Frizzera Zambelli
  • 8 ago 2020
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 13 ago 2020

GIORNO 39


Che confusione! Non sono passate nemmeno ventiquattro ore da quando ho scritto di esser riuscita a trovare finalmente la mia rotta che un annuncio di lavoro mi destabilizza in pieno e mi sento su delle montagne russe, quando stai per scendere in picchiata.

Lo sento tutto sullo stomaco questo peso. O forse è colpa della mia gola che ha colpito ancora a pranzo. Non so resistere alla bruschetta. Quintalate di pomodori del babbo con aglio e basilico ambiguamente fresco (mi sono dimenticata di dargli da bere per due mattine consecutive e ne ha risentito in rigogliosità).

Insomma si è seccato. Così come le mie lacrime. Le terze della giornata. Oggi ho fatto tripletta, per ora.

Stamani mentre mi godevo l’acqua del lago, incontaminata dai turisti merkelliani, scorrono sulla linea dell'orizzonte una famiglia di papere, mamma e tre piccolini. Ero così concentrata ad osservare le sottili onde che non mi ero accorta del loro arrivo. Non appena scorgo i tre cuccioli subito in mente parte il mio jingle del “Che carini” e mi emoziono in seduta stante. I loro peli acerbi, la loro stazza minuscola, il loro nuotare in fila sul lato destro della mamma, pronti ad apprendere e ad esplorare. Che poi chi mi lo dice che non fosse il padre? Stereotipi da dimenticare.

In men di tre ore eccone scendere altre di lacrime, amare. Di paura per l’ignoto che mi attende. Stavolta non son sola ed il mio viso si nasconde sulla t-shirt grigia del suo petto mentre riesco a trasformare in parole quelle sensazioni e la sua mano destra mi accarezza la nuca.

Pennichella estiva, ananas per merenda e mentre attendo che anche lui finisca di riposare mi accorgo di un annuncio ed ecco crollare il palco. Carattere di urgenza. Un’ipotesi di candidatura già elaborata giorni addietro. Un livello inferiore alla mia qualifica, alla mia formazione. Estraneo ma di cui ho esperienza. Lottare per un’indipendenza o per un’idea?

E di nuovo sul divano scendono sugli angoli dei miei occhi verde bosco umori acquosi mentre nel mio corpo circolano altri tipi di umori. Altre montagne russe. Picchiate. Messe in discussione e la vista si offusca. Da altamente sensibile ad altamente umorabile. O forse sono la stessa cosa.

Oggi è uno di quei giorni da gelato del Flora, (delirio arabo, pistacchio e cioccolato fondente all’arancia).

Como grande grazie.

È uno di quei giorni da altri gusti: romantici, di indipendenza, di sogni e passioni. Un mix tra Friends, Grey’s Anatomy, Modern Love e la Fantastica signora Maisel.

Uno di quei sabati pomeriggio soleggiati ma che tu il sole non lo vorresti vedere manco con il binocolo e te ne staresti chiusa in casa, tapparelle abbassate per aver la scusa di metterti i calzettoni di lana, la copertina e sgranocchiare junk food sul divano facendo una maratona di emozioni trasmesse via cavo. Assurdo.

In questo momento dovrebbero bastarmi le mie di vulnerabilità. Dovrei reindirizzare il flusso verso qualcosa di materico. Di concreto. Mi alzo e da dietro il divano trovo l’altro pezzo di scarto di compensato. Lo posiziono a terra e sulle note di Morgenfrisk inizio a tracciare linee, curve di un corpo che non è il mio ma che potrebbe esserlo perché da un’altra parte c’è sicuramente un’altra donna in attesa del ciclo.

Alla fine siamo tutti inseriti in un ciclo, donne, uomini, animali, piante, terra.

Alla fine siamo tutte anime interconnesse.


Risorse

Flora Gelateria

Morgenfrisk

 
 
 

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