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EFFETTO STANCHEZZA

  • Immagine del redattore: Chiara Frizzera Zambelli
    Chiara Frizzera Zambelli
  • 3 ago 2020
  • Tempo di lettura: 2 min

GIORNO 34


Fisso lo schermo facendomi violenza nel tenere aperte le palpebre. La luce blu del mio 13 pollici mi induce a rilassarmi anziché a concentrami.

Ultima settimana del corso. Ultimi argomenti. Ultime videolezioni.

Mi sento stanca. Molto stanca.

Sarà l'abbiocco post pranzo, sarà che ho sospeso il caffè per l'ipotesi di interferenza con il sonno, sarà stata la mattinata passata a ragionare su idee, prototipi, interviste.

Ho bisogno di svuotare la mente ma una parte di me sta già pensando a quello che farà dopo aver scritto il diario di oggi. È come se volessi scendere da un treno in corsa e riposare su un prato all'ombra di un grande albero.

Sento di aver raggiunto un livello di stanchezza mentale oltre il quale non posso andare.

Troppe informazioni si sono susseguite tra le immagini dei volti dei miei compagni di corso.

Smorfie, battute, non detti, le travi dei tetti, la pianta dietro le spalle, la camicia di lino bianca, la basetta a punta, la scrivania colma di libri colorati, la camicia nera a pois. Ogni singolo dettaglio è stato elaborato. Ogni singolo dettaglio crea collegamenti ad altri dettagli, in una sorta di mappa concettuale in continua progressione. Troppo. Ed ora vorrei solo andare a fare un pisolino pomeridiano, farmi i fantomatici venti minuti rigeneranti.

Il clima di oggi non aiuta. Ha rinfrescato ma la luce nel cielo è grigio chiara soporifera.

Lo vorrei proprio un bel caffè!

Ma visti gli ultimi giorni e avendo approfondito la possibilità di sensibilità alla caffeina, lascio perdere e provo a concentrarmi.

Provo ad ascoltare il mio corpo, provo ad intervistarlo.

Come stai? Sono stanco.

Cosa vorresti fare? Dormire e riposare.

Decido di assecondarlo. Mi sembra di parlare con un bambino.

Il nostro corpo di altamente sensibili è proprio come quello di un bambino e so che devo averne cura come farei per i miei figli.

Decido di alzarmi dalla sedia girevole, in cui mi sento sprofondata.

Decido di chiudere tutto per una mezz'ora.

Decido di ascoltare la mia stanchezza ed accontentare un bisogno fondamentale, il riposo, perché come dice Maslow nella sua piramide, se non si soddisfano i bisogni alla base non si riuscirà a soddisfare i successivi, di sicurezza, autostima ed autodeterminazione.

Mi stendo sul letto e cerco di lasciare andare tutte quelle immagini, suoni, espressioni, informazioni.

Mi stendo sul letto e chiudo gli occhi, alla ricerca di un silenzio ed un momento di download per il mio corpo e la mia mente.

Mi stendo sul letto, sul lato destro, perché dall'altra parte c'è Oreste che riposa da un bel pò.

Bisognerebbe prendere esempio dai gatti.



 
 
 

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PSICOLOGA ALTAMENTE SENSIBILE

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