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FAI DI TE LA TUA STORIA

  • Immagine del redattore: Chiara Frizzera Zambelli
    Chiara Frizzera Zambelli
  • 3 lug 2020
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 14 dic 2020

GIORNO 3


METTITI IN ASCOLTO

Provo ad accendere il bluetooth delle mie nuove cuffie wifi blu oltremare.  La voce in inglese mi dice che sono accese ma non si connettono al Mac. Scocciata riprovo: accendo e spengo., off, on, ma ecco apparire i volti sullo schermo del docente e della referente del corso di Storytelling. Il volume é al massimo ma sento poco. Le casse hanno qualche problema. Poi finalmente le cuffie si connettono e riesco a cogliere le loro voci oltre ai loro volti. Si fa l’appello. Sono la prima e mi devo presentare. Ho sempre odiato parlare per prima perché ho bisogno di un attimo per concentrarmi e così cerco di spiegare chi sono e cosa vorrei fare.


VIAGGIA NEI RACCONTI DEGLI ALTRI

Ma mentre parlo sento che le mie parole mi sfuggono di bocca e cerco di stare nei 3 minuti per non rubare tempo alle altre. Odio la fretta, fin da bambina.  Finalmente posso mettermi in modalità ascolto, quella che più mi appartiene, vuoi per gli studi intrapresi o semplicemente per un mio tratto caratteriale. 

Seduta davanti al Mac, sull’unico tavolo di casa, sorseggio un bollente caffè americano, nero, in una tazza dai colori Marimekko e viaggio nei racconti delle mie nuove compagne, tra i profumi delle rose d’oriente di generazioni di donne, tra la bellezza del tempo di oggetti e vestiti e le emozioni di chi ha vissuto distanze imposte da muri fisici ma ricorda con vividezza sapori di legami. E mi emoziono.


TROVO LA TUA LINGUA ESPRESSIVA Già dalla prima richiesta capisco che sarà un mese in salita. Scegliere me non è mai stato indolore, soprattutto quando si tratta di me. Così cerco di riflettere sulla mia lingua espressiva e provo a fare una lista. Se ne aggiungono altre ed alla fine colgo più parole, motivi, usi. Questa volta non mi sento sola perché altre storie e parole arrivano simili alle mie. La settimana passa e mi ritrovo a scrivere, cancellare, riprendere, fermarmi, aprire nuovi documenti. Aprire nuove parti di me che mi è difficile mettere insieme. Ne escono tre versioni. Stavolta le domande sono più intense. Far scrivere chi sei, cosa fai e perché, a chi è a metà della sua vita ed ha preso ora le distanze da strade già costruite, stabilite dalla formazione, dal carattere e dal soddisfare le aspettative altrui, è come metterl* davanti ad uno specchio nud*, la prima volta. Te ne vergogni. Ogni movimento è impacciato. Non hai il coraggio di guardarti dritto negli occhi. 


VIVI L'IMMAGINAZIONE Trovo il coraggio di leggere una parte di me scegliendo la prima versione, quella più istintiva ma per questo più lunga.  Ascolto le altre raccontarsi tra le parole di altri e mi fa sorridere come ognuna, anche se magari con medesime qualità proposte, ponga con una propria enfasi, voce, timbro quei suoni di quelle parole, rendendole uniche ed originali, come se fossero diverse. La mia mente inizia a far delle capriole con le matite e a disegnare volti per quelle voci. Mi manca non vederle e ricopro il vuoto con l’immaginazione. Lo scoglio più grande arriva l’ultimo venerdì quando la scelta è obbligata, per righe, tempo ed elementi. 


NON VERGOGNARTI MAI DI CHI SEI Non riesco a trovare un minimo comune denominatore tra le mie idee. Continuo a cambiare fino a quando prende il sopravvento la ratio ma anche questa volta non riesco ad essere definita fino in fondo e pecco di astrazione.  La salita per me non è giunta al termine. Avrò altri giorni di sguardi e riflessi in quello specchio. Ascolto con ammirazione le visioni di queste donne che trasmettono passione e determinazione e mi commuovo nel sentire i loro manifesti. Chiudendo il bluetooth spero di arrivare anch’io un giorno a poter raccontare realmente chi sono e cosa faccio, senza vergogna.

In primis della mia alta sensibilità.


Risorse

Accademia di Impresa


Andrea Bettini - Narratore di Impresa






 
 
 

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PSICOLOGA ALTAMENTE SENSIBILE

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