LA DESCRIZIONE DI UN ALBERO
- Chiara Frizzera Zambelli
- 21 lug 2020
- Tempo di lettura: 2 min
GIORNO 21

In orizzontale. Stesa.
La mano sinistra nascosta sotto il cuscino, sente la testa premere sull’ossuto palmo.
La destra tiene in mano precariamente l’I phone 6, che sta lottando contro memorie colme di ricordi iconografici degli ultimi quattro anni.
Ma l’attenzione viene subito richiamata da un punto preciso, a metà collo, e sogno un boia agile con lascia, pronto a lasciarla cadere nel punto preciso al mio "Tagliatemi la testa!".
Sono la mia Regina di cuori. Sono Alice nel Paese delle cervicalgie.
Come una partita a Ping Pong ora è il turno della pancia. Brucia come un falò nel bosco, inizia timidamente per poi illuminare perfino le punte delle conifere circostanti, continuando ad allargarsi.
A poco è servito l’antifiammatorio.
A poco è bastato mettersi a letto.
Il viso trasuda di tossine. Sento uno strato sopra pelle muoversi indipendente con onde d’umidità. Mi verrebbe da toccarlo ma non ho la forza di togliere la mano dal suo nascondiglio. Oggi è giornata di Luna in Cancro, leggevo stamani in sala d’attesa. Una luna propiziatoria per i desideri. Il post esortava a fantasticare una lista di cose per stare meglio.
Inizio ad annotarmela.
Al primo posto senza ombra di dubbio diventare reduce della guerra contro le vertebre c6-c7.
Non soffrirei più di disturbo post traumatico da stress. Analizzo le possibili concause dell’episodio: che sia stata la seduta con il dentista? Oppure i pancake integrali al glutine? O la frequenza online al nuovo corso di formazione? O le preoccupazioni per chi vicino a me sta attraversando un brutto periodo? O forse tutte queste?
Mi viene automatico scorrere avanti ed aggiungere al secondo posto l'evoluzione per le mie persone care. Che possano invocare anche loro il potere di questa luna. Ed intanto mi accorgo che le due arcate lottano l’una con l’altra in una morsa che potrebbe rompere cemento.
Vengo interrotta per ordinare la cena. Oggi non cucino io ed elaboro un menù semplice e leggero. Vapore di verdure. La pancia è troppo arrabbiata per poter digerire altro.
Penso al terzo posto del mio podio e mi immagino un creare lontano da schermi, lontana da sedie girevoli, lontana da lucine verdi di accensione.
L’unico verde che voglio vedere è quello naturale .
L’unica luce che voglio osservare è quella del sole.
Mi libero dal calore delle lenzuola e continuo questa discesa di premesse, di richiamo interiore.
Chiedo alla luna il coraggio di scegliere tra le mie costellazioni di idee. È servito un esercizio dell’albero del sito per far capire alla persona dall’altra parte dello schermo i rami secchi da tagliare, il mio continuo autosabotaggio che anche oggi mi ha portato a disegnare alberi altrui ma non il mio.
Mo risuona la sua voce calda ed accogliente, con un leggero fare materno, di chi comprende perché sa cosa significa dover decidere tra le proprie figlie, idee in continua evoluzione che prolificano come funghi dopo un’acquazzone estivo.
È arrivato il momento di mettere nero su bianco.
É arrivato il momento di creare il mio albero.
È arrivato il momento di evolvere.
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