ODISSEA NELL' EMISFERO DESTRO
- Chiara Frizzera Zambelli
- 7 ago 2020
- Tempo di lettura: 3 min
GIORNO 38

Sulle note di una fisarmonica, fatta di tasti neri e tasti bianchi, il suo esile corpo, appena diciottenne, emana passione ed entusiasmo accompagnato da uno scadenzare di mosse e smorfie buffe.
Nel frattempo altri sorrisi appaiono sullo schermo, di volti che mi hanno accompagnata nelle scorse tre settimane, in questo percorso di crescita, di riflessione, di conoscenza, intenso, complici di questo finale allegro andante.
Un ultimo saluto. Un arrivederci al di là dei sogni, nelle proprie valli di idee, genitrici di realtà.
In questi ventuno giorni si sono susseguite informazioni, consigli, strategie, sogni, emozioni ma soprattutto storie. Un gruppo eterogeneo che ci ha fatto viaggiare lenti. Ma forse per questo molto più ricco di dettagli, di sfumature. Sette esperti per quindici teste di età, vissuti, formazioni e ruoli sociali differenti. Un costante confronto con l'altro. Una palestra quotidiana di cosa significa avvicinarsi alle persone. Uno stimolante esperimento di lavoro di gruppo dove ognuno con il suo esserci - non esserci, tra telecamere spente, microfoni accesi, interruzioni di linea ha preso posto su di una barca, fatta di venti e di zavorre, di vantaggi e di svantaggi, intrinseci ed estrinseci che ci ha portati fino a qui.
Un percorso a volte stancante, in cui le pause caffè non erano attorno ad una macchinetta in corridoio, o all'aperto a fumarsi la sigaretta, ma in cucina, in piedi, per far riposare la vista, per strecciare la colonna vertebrale.
Mentre ascolto attenta l'esperienza di vita che ha segnato il cuore e l'anima di chi ha avuto il coraggio di mettersi in gioco, di chi è riuscito a lasciare un'impronta nel mondo ma purtroppo in un luogo ancora sconosciuto a molti, un'altra idea inizia a germogliare nel mio emisfero destro, quello giusto. Creativo, intuitivo, sempre in moto per una persona altamente sensibile, figuriamoci se donna in attesa di ciclo. Inarrestabile.
Rimango affascinata dal racconto di sapersi rialzarsi da una caduta, di mettersi in gioco di nuovo, di riuscire a lasciare un'altra impronta nel mondo, stavolta più in vista, pronta per essere colta come esempio per altre, poiché tinta di una consapevolezza maggiore, su limiti ed errori, ma soprattutto intima, personale, tramutata in una passione, in una missione di vita.
Scrivo velocemente degli appunti sul quaderno ormai arrivato a metà percorso. Ed è così che mi sento: alle spalle delle conoscenze apprese, alcune in fase di approfondimenti, altre attese, altre ancora tramutate in esperienza. Oltre il mezzo, pagine bianche pronte ad essere scritte, riempite, girate.
Un senso di gratitudine mi pervade e mi sento, forse per la prima volta, di esser sulla strada giusta, sulla mia strada, pronta a lasciare un'impronta anch'io. Una strada intrapresa da un anno e mezzo, che mi è costata fatica, sudore, non tanto fisico, quanto mentale. Imparare a dire di no, a non scendere a compromessi troppo penalizzanti per la propria persona. Imparare a darsi valore, a fregarsene del giudizio altrui, di cosa potranno pensare se...Imparare ad essere autentica.
Spengo lo schermo mentre le luci che segnano il sentiero per il Bastione iniziano ad accendersi nel calar del buio, diventando sempre più risplendenti tra i fitti alberi del bosco.
Penso agli antichi viaggi in mare quando nel cielo erano le stelle i punti di riferimento per la ricerca della rotta, della retta via.
Sono grata perché in questo anno e mezzo di navigazione a vista, barcollante, ho finalmente trovato le mie luci che che hanno fatto illuminato il mio percorso verso nuove terre, verso nuove scoperte. Di me.
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