POTREBBE ESSERE ISPIRAZIONE
- Chiara Frizzera Zambelli
- 23 ago 2020
- Tempo di lettura: 2 min
GIORNO 54
Sono momenti di incertezza. Di futuri non prevedibili. Di situazioni fluide, sfuggevoli, indefinite.
Tutto attorno mi sembra inconsistente.
Tutto attorno mi sembra assente.
Passeggio in questa nebbia fitta in attesa di poter scorgere la luce.
Il pensiero vola come un palloncino rosso attraverso i banchi.
Il mio stomaco invece è affossato come un masso nel divano e mi accorgo che sono in apnea.
Mentre il beat suona osservo Oreste steso sul tappeto di rafia. Mi dà la schiena. Ed un dolore intermittente colpisce la caviglia destra. Segnale che mi devo fermare? Dove non devo andare?
Dopo aver passato una giornata a limare referenze e modelli di cv secondo le ultime linee guida mi chiedo se tutto questo ha un senso. Format, moduli, lettere, offerte.
Già senso è una parola che per chi è altamente sensibile ha un valore immenso.
Ho passato anni della mia vita a fare cose per inerzia. Senza riflettere ma solo agendo. Così facevan tutti. Senza chiedermi il perché di quello che facevo. Annebbiata come la nube di foschia che mi sento addosso.
Mi sono fermata per capire cosa avesse senso per me: la tranquillità, la semplicità dei piccoli gesti, la condivisione di momenti con chi mi sta accanto, il contatto con la natura, la lettura, la scrittura, la pittura. Tutto questo è per me poesia quotidiana. Essere me stessa. Altamente sensibile.
Su un biglietto di auguri mi era stato dato l’onere ed onore di essere gioia quotidiana.
A distanza di due anni rivedo la fotografia di quello scritto e mi accorgo di come questa sia la filosofia che voglio abbracciare in una pandemia che mi spaventa ma che rallenta. Ritmi, spostamenti, decisioni.
Con un sospiro che cerco di ampliare penso che nella vita ho incontrato grandi menti ma quella a cui sono più grata è la madre ed allo stesso tempo il padre di questo mantra. Profetica. Spirituale. Un anima che vive il di in cui tutto questo è un dono. Un’ispirazione costante di vita.
Il regalo più grande non è stata una macchina fotografica per catturare il momento ma la sua guida verso questa presa di consapevolezza. Ante litteram. Ante tutto. Uno sguardo felino in una giungla di euforici diversivi che distolgono l’attenzione dai nostri sensi.
Dal nostro senso.
Un modello che non cavalca passerelle ma le crea. Dietro le quinte.
Di simboli e letture che solo chi ha saputo professare una religione del quotidiano con spontaneità riesce a non mostrare il ai molti ma lo riserva ai pochi non addetti ai lavori.
In un mondo in cui si è valutati per il lavoro che si svolge, per i titoli posseduti io stoppo tutto e dico che un cuore che sa ispirarne un’altro è un’anima che ha trovato un senso.
L’ispirazione.
Ed oggi io voglio andare a dormire pensando alle gioie quotidiane.
Nonostante tutto.

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