PRENDI UN'INTUIZIONE
- Chiara Frizzera Zambelli
- 22 ago 2020
- Tempo di lettura: 2 min
GIORNO 53
Un lampo nel cielo illumina i nostri visi accaldati diretti all’auto nel parcheggio. Acceleriamo il passo ma non è sufficiente per non bagnarci come due pulcini. Iniziamo a correre come due bambine che cercano riparo sotto i tetti delle case.
Meno di 500 metri di corsa e siamo fradice ma con dei sorrisi sui nostri visi.
Sorrisi condivisi come il pranzo di oggi, all’aperto, dove ci cibiamo di verdure e racconti di vita, emozioni, punti di vista, riflessioni. Su chi siamo, su dove vogliamo andare, su cosa vogliamo fare. Sono passati due anni dall’ultima volta del nostro incontro ed i nostri sguardi hanno raccolto nuove visioni da allora. Tre caratteri diversi ma per certi aspetti simili.
Donne che stanno crescendo con i loro tempi ed i loro spazi. Quello che non cambia è il nostro stare assieme. Che sia una caffetteria a Dublino, un salotto in affitto in centro città o un dehor di un bistrot biologico poco importa. È come se fossimo tornate indietro di sei anni in quel pub a Galway sedute ad una panca di legno scuro a sorseggiare birra e stronzate. Il nostro unico viaggio assieme. Materiale. Perché con lo spirito ci accompagniamo a distanza da quell'ultimo sushi in riva al canale. Chi con più frequenza chi meno. Ma con un grande affetto l’una per l’altra.
Chissà se dovranno passare altri due anni per poterci rivedere. Chissà con che sguardi ci guarderemo. Chissà in quale luogo ci ritroveremo. Quello che so è che Dublino mi ha tolto tanto ma mi ha regalato anche tanto. Due anime pure. Due cuori curiosi che sento battere vicino al mio.
In quel pub di artisti sulle note degli Strokes, mentre esprimevo in pieno la mia gioia di vivere ballando e pogando in mezzo ad estranei, con al lato sinistro la sua chioma riccia e al lato destro il suo sguardo azzurro diamante, ho capito che la mia intuizione aveva ragione. Un’altra volta. All’aeroporto un mese prima, mentre stavamo aspettando i taxi, il mio sguardo era caduto proprio su di loro ed un’energia mi era arrivata da quei due corpi unici come le loro anime. Le avevo scelte e loro hanno contraccambiato.
Mentre corro verso casa, dopo averla salutata alla guida, la pioggia cade fitta sul mio corpo in movimento e, nonostante i Doctor Martens ai piedi, mi sento leggera e fiera della mia alta sensibilità e di uno dei doni che racchiude. L’intuizione.
E questa giornata a distanza di tempo ne è la riprova.

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