SE RIPOSANDO
- Chiara Frizzera Zambelli
- 30 lug 2020
- Tempo di lettura: 2 min
GIORNO 30

Chiudo la porta dietro di me. Appoggio la pochette verde bosco, di copertone sulla mensola a sinistra, all’entrata. Mi tolgo le scarpe e mi dirigo al bagno. Con il gomito destro spingo sull’interruttore della luce.
Con l’avambraccio premo il dispenser del sapone che sgocciola sulle mie mani pronte ad accoglierlo e a spalmarlo tra le varie cavità. Nel frattempo alzo lo sguardo e vedo il mio viso. Pallido. Scorgo delle ombre sotto gli occhi. Le guance son state scavate e risultano più accentuati gli zigomi, eredità prussiane. I capelli sono raccolti in uno chignon alto.
Il viso scarno manifesta sofferenza all’ennesima notte insonne. Nonostante la respirazione non son riuscita a trovare pace. Presa dallo sfinimento tra il continuo vagare tra divano ed il letto son rientrata in camera e le sue lunghe gambe avevano tracciato una diagonale precisa che mi impediva di prendere il mio posto. L’unica soluzione era infilarsi dall’altro lato, il suo, ma dovevo dargli le spalle, in bilico sul mio lato destro.
Non è durato molto questo scambio di ruoli, di posti e ruoli. A poco a poco la diagonale è diventata più imprecisa costringendomi a tornare al mio lato, osservandolo dormire. Ammirando il suo profilo importante, riposare angelicamente, ho iniziato a soffermarmi sul suo respiro e la sua bocca semi aperta che alternava momenti di silenzio e suono. Senza accorgermene mi sono addormentata ed a svegliarmi è stato un altro suono, quello dei suoi baci delicati e caldi. Ho tenuto fede alla promessa fatta e con violenza ho spostato le gambe fuori dal letto reggendomi a stento. In uno stato ancora confusionale ho provato a cucinare i pancake chiedendo il suo supporto per mancanza d’energia. Sul divano l'osservavo tentare con la spatola e parlare con il telefono fino a quando qualcosa è andato storto e son rientrata in campo. Avevo dimenticato la banana nell’impasto così oggi ho compiuto un tentativo. Nuova versione. E provo a rimettermi le scarpe ai piedi e compiere un altro tentativo. Arrivare al lago.
Non solo ci arrivo ma riesco a fare meditazione e yoga.
Riesco a rendere reale il contatto con l’acqua e le mie caviglie.
Riesco a ripartire. Riesco a riposare la mente. Spero lo stesso per il corpo.
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