TEMPO DI FATICA
- Chiara Frizzera Zambelli
- 4 set 2020
- Tempo di lettura: 1 min
GIORNO 66
Fatica.
Fatica a scrivere e a tenere fede all’impegno dato.
Fatica ad alzarmi dal letto e a prepararmi da mangiare.
Fatica a tenere in ordine la casa.
Fatica a tenermi in piedi nella casa.
Fatica.
Una giornata confusa, agitata.
Una paura insidiata sotto le lenzuola, in fondo alla gola.
Parole che non escono e sensazioni che ballano. Le sento in pancia. La vedo gonfia in procinto di dar alla luce nuove ansie.
Molte lacrime sono scese oggi in una giornata emotiva.
Fatica a ritornare a capo. A scrivere un nuovo paragrafo.
Eppure so che tutto questo non fa bene a me stessa. Caos. Lo vedo ovunque. Fuori e dentro la mia stanza matrimoniale, fuori e dentro la mia danza mentale.
Dicono che l’ambiente esterno rispecchi fedelmente le nostre visioni interiori.
Oggi non vedo nulla. O meglio troppo. Quegli estremi amanti perenni che si contengono lo scettro di assolutismi di cui conosciamo l’essenza come altamente sensibili, in un ménage a trois.
Mi alzo, riprendo possesso di un ordine, quantomeno esterno e mi preparo una porzione per domani a colazione.
In bagno mi cambio per la notte.
In cucina pulisco le poche stoviglie usate.
Domani è un altro giorno.
Cerco di vedere le sfumature dell’oggi senza farmi trascinare in tonalità cupe e rimanendo sui grigi.
Che domani sia almeno un neutro.

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