ELISIR DI LUNGA AUTOSTIMA
- Chiara Frizzera Zambelli
- 13 ago 2020
- Tempo di lettura: 2 min
GIORNO 44
In ritardo ma oggi è arrivato. Il mio corpo è stanco. Il caldo fuori non aiuta. Viaggio da stamattina con un cerchio alla testa costante, una sensazione di affaticamento ma soprattutto un umore ballerino, tendente al dramma.
L’argomento preferito è il confronto.
Gli occhi vedono il meglio fuori ed il peggio dentro me.
Sensazioni di incertezze sul futuro, sul mio futuro. Ho sempre invidiato un sacco chi è cresciut* fin da piccol* con un’idea chiara. Io sono cresciuta sono con il nome. Chiara.
Ciclicamente, e mi chiedo se sia legato ad una alta sensibilità agli ormoni, cado in questi giorni di confusione totale. Con questo risucchio toracico che mi fa diventar gobba. Che mi fa rimanere in gabbia. Di me stessa e di un’autostima che fatica a decollare.
Già autostima questa parola così inflazionata per certi versi ma pilastro chiave per la crescita.
Mi sento come quando da bambina giocavo con la play a giochi di ruolo con avatar fantastici ma non riuscivo mai a battere il mostro finale per passare al livello successivo.
Succedeva che arrivasse in mio soccorso mio fratello. Più grande. Più esperto. Più sicuro sul gioco. Ed alla fine passavo di livello. Passava lui in realtà.
Mi chiedo se dietro a quel mostro non ci fosse la mia insicurezza, la mia paura di essere sicura.
Mi chiedo se non sia una metafora della mia vita. Il bisogno di avere sempre qualcuno vicino che mi soccorra quando devo combattere contro me stessa.
Mi chiedo se con impegno e costanza, con la tolleranza alla frustrazione della perdita, non sarei riuscita a batterli da sola quei mostri ed ora combattere per il livello successivo.
L’auto determinazione. La mia.
Mi vedo seduta sul pouf di pelle, davanti al tubo catodico targato Grundig, con i capelli lunghi e neri, raccolti in una coda alta, ed in mano il joystick nero che traballa da destra a sinistra, a ritmo di x, o, quadrato e triangolo, pronta a cadere e a darsi il tempo di imparare dai suoi errori. Pronta a sentirsi più sicura. Pronta a congratularsi con sé stessa senza paura di sembrare spocchiosa. Pronta ad allenare la sua auto efficacia nei confronti delle difficoltà.
Perché alla fine l’unica persona con cui ci possiamo confrontare siamo solo noi stessi.
Per troppo tempo il confronto con l’altro è stata una guerra persa in partenza. Ne sono uscita sempre vittima e carnefice di me stessa.
Sono stanca di questo lottare invano.
Stanca di sentirmi quella bambina insicura.
Oggi non ho ancora scritto un motivo per cui mi ritengo brava, una lista che giorno dopo giorno sta crescendo nella speranza che lo faccia anche la mia autostima.
Nel concludere questo post una voce da dentro timidamente declama segno di merito l’aver scritto anche oggi un racconto di sé, di una costanza che sta migliorando , di una disciplina che sta crescendo, e magari di un messaggio che possa essere di riflessione per altre anime altamente sensibili.
La piccola testolina ora ruota la testa, sempre con il joystick in mano, con degli occhiali rosa confetto e mi sorride fiera pronunciando “Brava”.

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